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Intervista di Marilù Oliva

Benvenuta Mariangela.
A luglio è uscito Sogni di vetro, terza edizione di un’uscita in libreria lungamente attesa.
Tu hai mai avuto un sogno di vetro?


Grazie, Marilù. Certo che ho avuto i miei sogni di vetro, fragili al punto da temere che s’iinfrangessero soltanto a sfiorarli. Ma come Virginia, la protagonista del mio romanzo, li ho custoditi con amore e cura assolute, cullandoli e credendoci sino in fondo. Alla fine, poichè chi la dura la vince, si sono trasformarti in realtà. Anzi, continuano a concretizzarsi in nuove conquiste di cui sono orgogliosa, perchè il segreto della vita dopotutto è anche questo, cioè mantenere intatta in noi non solo la capacita di sognare, ma alimentando dentro se stessi la ferma determinazione per realizzare quello che si sogna.

Hai pubblicato venticinque romanzi e otto ristampe con la Mondadori, e uno storico con Harlequin Mondadori. Ci parli del genere di letteratura di cui ti occupi?
 
Si tratta di narrativa di intrattenimento, come giallo, noir o altro, dove il romanticismo è protagonista e si avvale di sfondi storici che spaziano dal Medio Evo al Regency. Il Romance è tra i generi più letti al mondo e, alla faccia della crisi del mercato editoriale, gode di ottima salute ed è in continua crescita. Siamo le emule di Jane Austen, celebre autrice di capolavori come Orgoglio e Pregiudizio e Ragione e Sentimento.
 
 Quali pregiudizi avverti verso questo genere?
 
Si confina nel ghetto del rosa tutto ciò che sfiora i sentimenti. L’intreccio amoroso è sfruttato anche nel noir e in altri generi ma non si torce il naso come capita col Romance. Non solo si è sotto pagati, ma ci si deve confrontare anche con la condiscendenza degli addetti ai lavori. Scrivere d’amore invece di omicidi non comporta necessariamente essere afflitti da imbecillità.
 
 Vuoi sfatarne qualcuno?
 Vorrei piuttosto che chi se ne occupa riflettesse sull’enorme successo che continua a riscuotere il Romance: all’estero ha la stessa dignità degli altri generi e va oltre i clichè e il lieto fine. Fumo dalle narici quando lo si definisce sommariamente sottoletteratura. Chi lo fa non li ha mai letti, come ho constatato ai caffé letterari cui vengo invitata.
 
 Quest’anno è un anno di festeggiamenti per te, vero?
 Si, ho tagliato il traguardo delle nozze d’argento con la narrativa e sono stata festeggiata da blog, amici, colleghi e persino da persone che non conoscevo direttamente. Ho avvertito affetto, ma soprattutto stima e considerazione, nei miei confronti da parte di tutti. Devo proprio ringraziare coloro che hanno contribuito a rendere speciale questo anniversario.
 
 Sei caporedattore di Romance Magazine: ci parli di questo progetto?
 Romance Magazine è una rivista innovativa tra i periodici, perché finora nessuno si era occupato della letteratura romance in modo serio, preparato e competente. Il merito per aver concretizzato questo progetto va a Franco Forte, Direttore della rivista, e a una redazione al femminile animata, oltre che da talento e bravura, dall’entusiasmo che scaturisce in chi conosce la materia e vuole sfatare i tanti, troppi pregiudizi che etichettano il genere come “letture da donne”. Franco Forte, che merita un 10 e lode per aver concretizzato tale iniziativa, si è reso conto del potenziale ancora inespresso, almeno qui in Italia, in ambito romance. La rivista, bimestrale, si prefigge di dimostrare che si possono fare ottime letture, spaziando dal paranormal al romantic suspense, dalla womens fiction al time-travel, eccetera.
 
 Il tuo ruolo ti mette a contatto con aspiranti scrittrici: com’è il panorama degli aspiranti con cui hai a che fare?
 Anche scrittori, Marilù, perché il romance piace anche agli uomini, anche se pochi lo ammetterebbero perché non fa ” intellettual chic”. Comunque la narrativa della nostra rivista è firmata da autrici/autori di prestigio come Maria Masella, Carla Maria Russo, Paola Ricasso, Roberta Ciuffi, Miriam Formenti, Olivia Ardey, tanto per citare alcuni nomi che i lettori conoscono e apprezzano. Devo doverosamente aggiungere che anche le autrici/autori esordienti finora pubblicati promettono bene come talento. Certo, c’è anche molto pressappochismo e mi capitano sotto gli occhi testi da brivido, sgrammaticati e scritti così male da chiedermi come si possa chiederne la pubblicazione. Mi viene spesso il dubbio che chi li manda non ha neppure fatto una rilettura dopo aver buttato giù a casaccio un’idea.
 
 Tre consigli che ti è capitato spesso di dare
 Leggere, leggere, leggere… e ancora leggere, leggere, leggere…
 
 I tuoi romanzi si svolgono in momenti storici precisi. Come ti documenti prima della stesura?
 Faccio ricerche accurate e le verifico consultando libri storici, biografie, documenti eccetera.
 
 Ci fai qualche esempio?
 Lo Scorpione d’oro, che è decisamente noir, si svolge nel‘700 e si incontrano personaggi realmente esistiti come l’eccelso Farinelli. Nel Talismano della Dea c’è la Milano seicentesca e la caccia alle streghe da parte dell’Inquisizione. In Tempesta d’amore rivivono le cospirazioni Carbonare durante i Moti del 1821.
 
 Quali ostacoli hai incontrato prima di diventare scrittrice?
 Un incomprensibile ostracismo nei confronti del nome italiano, considerato, chissà mai perché, inferiore alla firma straniera, a prescindere dal talento.
 
 Se ne incontrano anche dopo di ostacoli?
 Uno in particolare è la massiccia invasione della concorrenza, creato dall’apertura senza limiti della nostra editoria per tutto ciò che valica le Alpi, sovente mediocre e frutto di operazioni di marketing. A discapito dei talenti italiani impantanati in un limbo da cui si difficilmente si emerge. Esistono poi case editrici poco affidabili che cavalcano tale situazione e fanno pagare agli aspiranti autori le pubblicazioni. È come quando le banche non ti fanno credito e sei costretto a ricorrerete agli strozzini.
 
 Pensi che per una donna sia più difficile?
 Basandomi sull’esperienza diretta e dalle lettere che ricevo da autrici che inutilmente tentano di entrare in narrativa, è una lotta immane e gli sbarramenti sono quasi insormontabili. Come dicevo, si lascia poco spazio all’italianità, vedi vampiri&co.
 
 Perché alcune scrittrici sostengono che non sia così, ovvero che non ci sia differenza tra uomo e donna nel pubblicare e nell’affermarsi come scrittori?
 Mi chiedo da che presupposto esca un’affermazione del genere: una donna deve sempre dimostrare di essere più brava del collega maschio, qualunque sia il contesto in cui opera. Chi dichiara il contrario è in malafede e avulso dalla realtà che ci circonda.
 
 Pensi che anche in questo non essere coese risieda una parte della nostra debolezza?
 Ne sono assolutamente convinta. Ho avuto l’opportunità di entrare in rapporti con le colleghe straniere e mi ha colpito la solidarietà professionale e umana che hanno istaurato tra loro, tutelandosi e facendo gruppo con vere e proprie associazioni. Secondo me è questo che fa la differenza in campo letterario, e credo che le scrittici italiane, al di là dei generi in cui ognuna di noi si esprime al meglio, dovrebbero imitare il modello anglosassone nel quale, appunto, si fa fronte comune e ci si sostiene a vicenda in un sodalizio che va a vantaggio di tutte e non di poche eccezioni.. Purtroppo in Italia si difende a spada il proprio individualismo e quanto si è raggiunto, anche a discapito del proprio interesse. Perché alla fine, come si è visto, la presenza delle firme femminili in libreria è sparuta. Viviamo in una società ancora fortemente maschilista che tende a privilegiare gli uomini in tutti i campi, lasciando le donne al palo.
 
 Due cose che ami e tre cose che detesti dell’ambiente culturale italiano
 Amo chi è capace di mettersi in discussione sempre e comunque, e chi ti rispetta anche se scrivi cose diverse dalle sue. Detesto le perverse logiche di marketing che mandano in libreria le esternazioni dell’ultimo eliminato del GF, le caste conclamate che se la cantano e se la suonano fino alla cianosi, e i sorrisi di superiorità di chi si reputa il non plus ultra della cultura: i grandi scrittori non ostentano mai il proprio valore.
 
 Cos’è Ciribalà?
 Ciribalà è un libro per bambini. Ciribalà è un luogo immaginario nel regno di fantasia, dove tra fate, gnomi  e folletti ci sono anche i Noisiamoqui, simpatiici extraterrestri color melanzana che hanno fatto un cosmonaufragio con il loro disco volante e sono planati proprio tra i fatati. Un giorno arriva la Befana: lei e Babbo Natale sono  allarmati perchè non riescono più a decifrare i messaggi che i bambini scrivono, nonostante abbiano cambiato gli occhiali. I fatati inviano nell’Altrove, che è il mondo degli umani, Gelsomina e Mannaggia: i due devono indagare sul perchè, invece delle parole, i ragazzi si esprimono con dei geroglifici incomprensibili. Da bravi investigatori Gelsomina e Mannaggia scoprono che  il cellulare e gli sms stanno modificando il linguaggio dei bambini. Il mio Ciribalà non si prefigge di essere un testo di pedagogia, vuole solamente essere di stimolo, divertendo nel contempo,  per una riflessione che ciascuno di noi dovrebbe fare.
 
 Un commento ricevuto sul tuo lavoro che ricordi con piacere
 La frase coniata da Sandrone Dazieri per me: La firma italiana che fa sognare. Grazie ancora, Sandrone!
 
 Definisci il lessema “scrittore”
 Un autolesionista allo sbaraglio.
 
 L’ultimo bacio che hai dato
 Bacio molto, mi riferisco alla famiglia, è ovvio. Il bacio è un atto d’amore senza eguali: l’ultimo alla mia mamma, 85 primavere, e poi a mio marito.
 
 L’ultimo rifiuto che hai dato
 Non ricordo. Sono generalmente disponibile con gli altri. Non è una cosa reciproco, ahimé!
 
 L’ultima volta che ti sei arrabbiata
 Al womensfictionfestival di Matera, quando un’autrice esordiente presente tra il pubblico ha detto di essere riuscita a pubblicare un libro e di non aver riscosso neppure un centesimo da un editore abbastanza noto.
 
 Un tuo talento (oltre alla scrittura)
 Sono un’ottima cuoca e versatile in molte attività.
 
 Un tuo limite
 L’orgoglio: se chiudo una porta la chiudo per sempre.
 
 Quando qualcuno ti corteggia con eleganza, giochi o sfuggi?
 Mi viene da ridere. Sono di costituzione fedele.
 
 Le armi di seduzione che ti conquistano
 La vera mascolinità, e una donna la percepisce d’istinto, l’intelligenza e il sense of humour.
 
 Progetti?
 Parecchi, come sempre. Sto revisionando un contemporaneo ambientato nel periodo della Resistenza che uscirà tra qualche mese per LeggereEditore, la data precisa è ancora da stabilire. Ho anche ultimato un racconto per EMMA BOOKS il cui ricavato sarà devoluto a un’associazione impegnata contro la violenza sulle donne. Poi scriverò il sequel di Chi voglio sei tu, che tanto è piaciuto alle lettrici. Perché si snoda nell’affascinante Belle Epoque e, naturalmente, continuerò a dedicarmi a Romance Magazine con tutto lo staff perchè il nostro obiettivo è condurla all’edicola. Cimentarmi in altri generi letterari: è una sfida irresistibile perché la creatività è qualcosa che va oltre le etichette che qualcuno insiste a schiaffarti in fronte e lasciano il tempo che trovano. Si scrive e basta.
 
 Salutaci come un’ “Adorabile bugiarda” (Mondadori).
 Mai sottovalutare Cenerentola: ha accalappiato il suo fantastico principe azzurro, dopotutto.
 
 E adesso salutaci come se dovessi recarti a un “Appuntamento al buio” (Mondadori).
 Nella serra scura e innevata l’uomo aspettava impaziente la bella dama mascherata cui aveva dato un appuntamento galante. Era del tutto ignaro che uno spietato assassino si aggirava indisturbato nei meandri del castello…